sabato 12 novembre 2011

Arciragazzi, "La libertà è partecipazione" Lo dicono i giovani dai blog e su Facebook

Lo studio, al quale hanno risposto 2.070 ragazzi, si è avvalso degli strumenti ormai tipici attraverso i quali le nuove generazioni si esprimono e comunicano. I questionari sono stati 1.410: l'83,5% sono studenti o studenti-lavoratori, età media 21 anni. Uno su 4 fa parte di associazioni culturali, il 18% di organizzazioni di volontariato e il 14% sono scout. Due su dieci non hanno mai fatto parte di alcuna associazione

di VLADIMIRO POLCHI
ROMA  - Partecipare fa bene. I ragazzi italiani che fanno parte di una qualche associazione e organizzazione di volontariato o partecipano attivamente alle iniziative scolastiche hanno più fiducia nel futuro e nel cambiamento, sono meno dipendenti dai modelli imposti dalla tv, leggono in media 7 libri l'anno, rifuggono dall'astensionismo. Insomma, come cantava Giorgio Gaber, "la libertà è partecipazione". È quanto emerge da un'ampia indagine realizzata da Arciragazzi 1 e dal centro di ricerca Cevas 2

I giovani e le associazioni. Lo studio, al quale hanno risposto 2.070 giovani, si è avvalso di blog, siti internet, gruppi facebook che hanno collaborato alle rilevazioni nel periodo febbraio-marzo 2011. I questionari ritenuti validi sono stati alla fine 1.410, compilati da ragazzi provenienti da tutte le regioni italiane: l'83,5% è studente o studente-lavoratore, l'età media è 21 anni. Un giovane su quattro fa parte di associazioni ricreative o culturali, il 18% di organizzazioni di volontariato e il 14% è uno scout. Quasi due giovani su dieci nel corso della propria vita non hanno invece mai fatto parte di alcuna associazione.

Fiducia nel cambiamento. Vediamo i principali risultati della ricerca. Tra coloro che non hanno avuto alcuna esperienza di associazionismo il 59,4% ha un basso livello di "speranza verso il futuro e nella possibilità di cambiamento", la situazione si inverte tra chi ha sperimentato oltre tre appartenenze al mondo associativo: in questo caso infatti solo il 35,4% risulta avere punteggi bassi. Tradotto: partecipare rende più ottimisti e attivi nell'orientare le proprie scelte di vita.

Contro le raccomandazioni. Stando all'indagine, tra i ragazzi italiani esiste una relazione negativa tra la propensione ad accettare raccomandazioni o favoritismi (rinunciando a impegnarsi) e il numero di esperienze di associazionismo dichiarate. La meritocrazia e il senso civico  -  che inducono ad applicarsi negli studi senza cercare scorciatoie facili (come per esempio scegliere una scuola dove si studia di meno)  -  crescono al crescere dell'esperienza in contesti associativi. Chi fa parte di una qualche organizzazione tende infatti a rifiutare le raccomandazioni come stile di comportamento normale. Scrivono i ricercatori: "La partecipazione si traduce in investimento materiale ed emotivo su obiettivi trasformativi della realtà e risulta essere connessa alla speranza verso il futuro".

Liberi dai condizionamenti televisivi. Stando all'indagine, "l'adesione ai modelli valoriali proposti dai media e dalla tv, orientati alla ricerca esasperata di popolarità tramite una esternalizzazione della vita privata e l'adesione all'immagine ragazza-velina tende a diminuire in coloro che sperimentano più esperienze di associazionismo".

Tutti al voto. Il livello di impegno politico cresce con la partecipazione in associazioni. L'astensionismo in tal caso è pari solo al 7,8%. I giovani dentro le organizzazioni sono meno propensi ad aderire a modelli di tipo autoritario e a derive populistiche: "Tendono a sviluppare modelli di relazione con il leader e l'autorità che li governa improntati alla responsabilizzazione dei singoli cittadini e a sviluppare maggiori capacità di resistere a meccanismi di consenso ottenuti tramite strategie di manipolazione mediatica". E ancora: la metà di questi ragazzi si riconosce nelle posizioni politiche della sinistra, il 34% non si colloca né a destra né a sinistra, il 13% si riconosce solo nelle posizioni della destra.

L'autoefficacia
. L'autoefficacia indica "la convinzione riguardo alle proprie capacità di eseguire azioni necessarie al raggiungimento dei propri scopi". Per capire meglio, l'Organizzazione Mondiale della Sanità considera l'autoefficacia di centrale importanza nei programmi di prevenzione dell'abuso di sostanze stupefacenti. Ebbene, al crescere del numero delle associazioni di cui il giovane ha fatto parte cresce la media riportata al test sull'autoefficacia, che passa da 27,59 nel gruppo di giovani che non hanno mai fatto parte di alcuna associazione a 30,15 in coloro che hanno fatto parte di oltre tre associazioni.

Giorgio Gaber. Scrive un ragazzo in una delle sue risposte conclusive alla ricerca: "Gaber cantava, bene, che 'la libertà è partecipazione'. Bene perché la partecipazione è il diritto che ci consente di non essere decisi esclusivamente dagli altri, ma anche di deciderci, attraverso il confronto, da noi stessi...".


Da "La Repubblica" 12/11/2011

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