mercoledì 29 febbraio 2012

Il volontariato e il terzo settore di Palermo incontrano i candidati alle primarie del centrosinistra

da sin: Ferrandelli, Monastra, D'Andrea, Faraone e Borsellino

«Vogliamo una città a misura di bambino, perché in una città in cui i bambini vivono bene, vivono bene anche gli adulti». Nelle parole di Agnese Ciulla, della cooperativa sociale Argonauti, si condensa quanto auspicano gli operatori e i volontari degli enti no profit che a Palermo si occupano di infanzia e di adolescenza.
Nel confronto fra alcune realtà del Terzo settore e del volontariato e i quattro candidati alle primarie del centrosinistra a Palermo – organizzato da una decina di organizzazioni, che si sono autotassate per pagare l'affitto della sala dove si è svolto il dibattito – le questioni evidenziate possono riassumersi in cinque punti: concertazione tra istituzioni e operatori del Terzo settore; analisi del territorio per interventi mirati; l'istituzione dell'assessorato per i giovani, gestito da un giovane; housing sociale per facilitare i giovani a realizzare i loro progetti; trasparenza, snellezza della burocrazia e rispetto delle regole. «La politica non deve fare clientele» dicono le associazioni. Introducendo il dibattito, Pasquale D'Andrea, presidente nazionale di Arciragazzi e componente dell'Osservatorio nazionale sull'infanzia e l'adolescenza, fa un paragone: «A Bologna il Comune spende per un bambino 790 euro; a Palermo il Comune ne spende 130, di cui il 99% servono per pagare le rette dell'asilo nido». Ai quattro politici (Borsellino, Faraone, Ferrandelli e Monastra) è toccato provare a dare delle risposte. «Con le poche risorse a disposizione la politica deve fare delle scelte, la mia è quella di ricreare il welfare cittadino» dice Davide Faraone. Secondo Antonella Monastra, che definisce «una vergogna la gestione dei beni confiscati», «per realizzare la coesione sociale serve la crescita sociale, attraverso una programmazione di lunga durata che guardi ai bisogni». «Bisogna innanzitutto puntare agli interventi realizzabili a costo zero e che apporterebbero dei benefici immediati» dice Fabrizio Ferrandelli, che lancia l'idea di una “Casa delle associazioni”. «Palermo non è ai livelli standard di una città europea. Il Comune deve fornire strumenti che servano a gratificare le loro potenzialità, come ad esempio biblioteche in cui i giovani potrebbero imparare e socializzare» sottolinea Rita Borsellino. Durante il dibattito Francesco Di Giovanni, del “Centro Tau”, lancia l'allarme sulla cessazione dell'erogazione dei fondi della legge 285, da parte del Comune di Palermo: «Fra 32 ore tutti i servizi della legge 285 saranno chiusi». Sui fondi della legge 285/97 poggia circa il 50% dei servizi destinati a infanzia e adolescenti a Palermo. (fonte: Andrea Uzzo -  mondosolidale.blogspot.com)

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